Terapia nutrizionale per Malattie neurodegenerative e neuromuscolari

Terapia nutrizionale per Malattie neurodegenerative e neuromuscolari

Descrizione

Da alcuni anni è emerso lo stretto legame che esiste tra cibo e invecchiamento cerebrale, ma anche il ruololo protettivo che alcuni nutrienti esercitano sul mantenimento delle funzioni cerebrali e sulla prevenzione o rallentamento della progressione di malattie degenerative come la Demenza di Alzheimer, la malattia di Parkinson,  La Corea di Hungtington, la Sclerosi Laterale Amiotrofia.

Tutte queste patologie, oltre a riconoscere nella loro insorgenza una componente genetica, sono caratterizzate da una progressione irreversibile, da una ridotta qualità della vita, ed in particolare dalla mancanza di un effettivo trattamento.

Nelle malattie neurodegenerative esiste una fase prodromica/preclinica importante e lunghissima nella quale il cambiamento di stile di vita e di stile alimentare (dieta antiaging e antiossidante) , oltre a una diagnosi precoce fanno miracoli! In parole povere l’epigenetica può vincere sulla genetica. La neurogenesi che mantiene il cervello più giovane e attivo, adeguatamente supportata da una dieta adeguata ricca di antiossidanti ( vitamina C,  vitamina E e  licopene) , di vitamine ( B9 e la B12),e di polifenoli ( quercitina e Resveratrolo), riesce oggi a stabilizzare, rallentare, fino paradossalmente a far regredire le forme iniziali di neuro- degenerazione.

Ad esempio, il cioccolato fondente è ricco di polifenoli che svolgono un’azione protettiva sulle nostre cellule nervose. Non è vero quindi che tutto ciò che ci piace risulta fare male! E’ importante però ricordarsi di non eccedere: una dieta equilibrata e bilanciata nelle giuste dosi è alla base della prevenzione di molte malattie.

Da anni la dott.ssa Claudia Venturini svolge  una attività di formazione rivolta alla popolazione generale su benefici di una corretta alimentazione nella prevenzione degli effetti negativi dell’invecchiamento e sui rischi della malnutrizione nel paziente anziano con patologie neurodegenerative come Malattia di Parkinson e Demenza di Alzheimer.

Un'alimentazione corretta costituisce un presupposto importante nelle persone affette da malattie neurodegenerative. Questi pazienti sono spesso persone anziane che possono andare incontro a malnutrizione per una serie di fattori psicosociali e fisici derivanti dalla malattia.

  • Fra i fattori psicosociali, la depressione e la tendenza ad isolarsi possono comportare sia una diminuzione dell'appetito, sia la perdita di iniziativa: il malato non ha "voglia" di prepararsi i pasti, di uscire di casa per fare la spesa. Questo disagio può essere accentuato dai problemi fisici legati ad una ridotta motilità.
  • Fra i fattori fisici derivanti dalla patologia si può citare l’anoressia, la nausea , la costipazione, la disgeusia ( spesso conseguenti alle tarapie farmacologiche assunte dai pazienti) così come la disfagia, ossia la difficoltà di deglutizione , che con il passare del tempo tende a diventare sempre più grave e richiede spesso un trattamento mediante nutrizione artificiale.


Dal momento che da anni mi occupo di malati di Parkinson , collaborando attivamente con l’associazione Parkinson Marche e con il gruppo di Neurologi dell’INRCA di Ancona, vorrei sottolineare che l’alimentazione e lo stato nutrizionale giocano un ruolo chiave nella storia clinica della Malattia di Parkinson con  un meccanismo di condizionamento reciproco che vede l’alimentazione influenzare l’evoluzione della malattia e l’efficacia del trattamento farmacologico, in particolare la farmacocinetica della levodopa ( il farmaco più usato ),  mentre la Malattia di Parkinson può condizionare in maniera determinante l’introito alimentare e quindi lo stato nutrizionale. Numerosi sono i fattori che devono essere tenuti in considerazione nell’approccio dietoterapico della Malattia di Parkinson  ( frequenza e volume  dei pasti, rapporti    tra  somministrazione  di levodopa e   nutrienti , contenuto proteico e glucidico dei pasti, livelli di assunzione di aminoacidi neutri, vitamina B6,  fibra alimentare e ferro) in virtù del fatto che la terapia dietetica, di per sé, non rappresenta un trattamento efficace nella Malattia dia Parkinson, ma le modificazioni dietetiche possono potenziare e stabilizzare la risposta alla terapia farmacologica, migliorando la qualità di vita e la  prognosi a lungo termine dei pazienti affetti da tale patologia.

Da alcuni anni faccio parte del gruppo di lavoro dell’INRCA di Ancona “ A SCUOLA DI CUCINA CON IL PARKINSON” ed è stato realizzato un progetto di collaborazione con l’Istituto alberghiero di Loreto (Einstein Nebbia)  per insegnare alle persone affette da Parkinson e ai loro familiari strategie per un’alimentazione sicura, senza rinunciare ai piaceri della tavola, con la finalità di prevenire la malnutrizione. E stiamo lavorando alla realizzazione di un libro di ricette a consistenza modificata per pazienti con disturbi della deglutizione.